Thursday, November 20, 2008

E' la risposta definitiva. La accendiamo!

Cervelletto inchiodato. Cerco la concentrazione necessaria per affrontare un traguardo. Il traguardo. Spesso perdo di vista le cose importanti; quelle che contano perchè è normale che contino. E' un mio vizio.

Ma stavolta il vizio si trasforma in una bruttura forzata.
Chi sono io veramente per rovinarmi la festa?

Una strana forza spinge l'uomo ad avere paura della felicità. Quasi ne rifugge. Io impaurito sono in ginocchio, in un angolo. Concentrando le mie forze dove nn servono. Dove chi poteva decidere ha deciso. Ed ha deciso per il giusto. Il suo giusto. Ma sempre giusto è...

La mia visione di giusto è un diritto innegabile. Che come è mio è quello di tutti. Allora ne prendo atto ed accendo la luce di questa stanza buia.

Chi sono per rovinarmi la festa?!

Davanti ad una tela bianca ho ridipinto tutti i colori della verità che mi si richiedeva.
Se il quadro sembra così brutto è perchè nn erano gli occhi giusti a guardarlo.

Adesso è ora di fare il giusto per me.
Senza rancori.
ilpazzo

Tuesday, November 18, 2008

Onirica Apnea

Occhi sbarrati; mi dimeno e m agito. Qualcosa m tiene la testa sott'acqua. Non so cosa sia; ma mi sta togliendo le forze, la vita. Sto affogando, sospinto da una mano omicida. Trovo il tempo di pensare a quando da bambino, parlando dei mille possibili modi di morire, avevo trovato tutti d'accordo sul fatto che morire per asfissia fosse la più ignobile e brutta delle morti.

Io volevo morire cadendo da una montagna. Volevo precipitare per delle ore. Godermi gli ultimi istanti con i vuoti d'aria che bucano lo stomaco. Come sulle giostre. Gridare divertito, mettere le mani davanti al corpo e... splash.

Invece sto affogando. Sto fottutamente affogando. Mi dimeno ancora. Ma chi mi sta ammazzando ha più forza di me e non molla un centimetro.

Cerco aria in un micromondo di acqua ed esplodo un fragoroso respiro. Niente di respirabile però m entra in corpo. Mentre annaspo e tossisco acqua m rendo conto che questo è il capolinea. Ci vorrebbero le branche. Nn stessi morendo riderei; più per l'inopportunità dellla battuta, visto il momento, che della battuta in sè stessa.

Le mie mani nn si agitano più. Sn esausto e gli occhi bruciano. Sn spalancati ma nn vedo niente.
Sn morto. Ma penso ancora.

Provo a respirare ancora una volta. Stavolta l'aria m gonfia la gabbia toracica per davvero. Un ultimo scatto mi scoinvolge il corpo. Sono a terra ansimante faccia in su. Sudo ma ho un freddo cane. Respiro affannosamente cercando di capire se l'inferno è così brutto come mi raccontavano al catechismo.

Non sono all'inferno. Sicuramente non è il paradiso... ma neanche l'inferno. Sn in camera mia.Le coperte sono volate giù dal letto ed io sn in una posizione insolita. Supino occupo tutto il letto.
Respiro e gusto l'aria. Ne assaporo ogni boccata come faccio al primo giorno di mare appena arrivato in spiaggia, con l'aria che sa di salsedine.

Il cuore m batte ancora a mille e mi sconquassa le tempie. Nn sono morto. O si!?

Cerco la luce della finestra. Il ruomore dell'autobus che passa e fa vibrare la mia stanza mi riporta alla realtà. Nn sono morto e ne sono quasi rincuorato. Mio malgrado. La sveglia segna le 11 AM. Un'altra mattinata votata al cazzo. Mi porto il cuscino alla faccia e lo premo con tutta la forza che posso. Quasi mi asfissio io.

Ci vorrebbe il tasto reset.

Sono scoinvolto. Non so se dal sogno o dal contingente. Un incubo vale l'altro.
Di chi era la mano che mi uccideva?
Chi era che mi soffocava!?

Vaglio le migliaia di ipotesi plausibili e squilla il telefono.
Mio padre. Questa telefonata potrebbe uccidermi per davvero. Dentro e fuori.

Sogno o son desto!? Da un incubo ad un altro la linea é così sottile.
ilpazzo