Sunday, June 17, 2007

A/R andata e ritorno

9/6/2007
Verso Lecce

Fuori dal finestrino di questo treno in corsa il panorama dice solo ulivi e lecci, viti e purbacchia. Il sole di questo quasi scontatamente perfetto tramonto mi taglia gli occhi; mi tocca socchiudere le palpebre per vedere la terra rossa ed il susseguirsi di muretti a secco. Nè un monte nè un colle.... quella pianeggiante distesa infinità detta Salento. Ulivi, viti e muretti a secco; in questa terra rossa come il vino, come il sangue e come la passione.

La puglia, lingua stesa arsa al mare, smette di essere puglia e si profuma di salento. Manca mezz'ora alla fine di questo viaggio infinito che mi restituisce alla mia terra e restituisce, ancora una volta, lei a me. Le mie profonde radici, tubero di un legame che mi si rivela sempre piu' indissolubile.

Natura agreste e genuini sapori visivi. Dal finestrino il panorama scorre sempre meravigliosamente uguale a se stesso. Mi riscopro affascinato ed incapace. L'incapacità di descrivere con semplici parole quello che da sempre è il mio, la mia culla, la mia itaca.

La voce gracchia: "Tra pochi minuti saremo in arrivo nella stazione di Lecce". Impeccabile, non un minuto di ritardo. Mi sento teso e nervoso. Sono rigido ed impaurito... quasi fosse un appuntamento il mio.

Annuso l'aria a fantastico un po': salsedine e mucillagine, profumi e sapori forse d'Africa. Il sole ormai al di là dell'orizzonte allunga solo i suoi deboli raggi. Cerco, ancora una volta invano, le parole giuste per descrivere l'emozione, l'ennesima, del ritorno in questa terra. Rabbia e frustrazione. Vorrei essere scrittore... ma nn è il mio. No, non lo è!

Accartoccio il foglio mentre lo stomaco mi ribolle di ira. Non posso scrivere cio' che non sono capace di esprimere a parole. Ma alzato lo sguardo scopro che il treno ha lentamente fatto il suo ingresso nella zona della stazione: rivedo la fabbrica di legnami di Arsieni, i campetti dell'Idria, li scalini dove passavo i miei pomeriggi. Il ponte di monteroni, la mia scuola media "ex Clinica De Frankis". E poi le poste centrali, il dopolavoro ferroviario. Infine la stazione con don Panta ed i suoi capelli spettinatissimi ad aspettarmi.

Riprendo il foglio con queste parole scirtte forse senza nessuna logica e senso. Forse, chi non è mai stato nel Salento, troverà illogico questo attaccamento morboso alla propria terra d'origine. Ma ogni cosa ha un suo perchè... ed il perchè di questo amore smisurato è da trovare qui, in questo meraviglioso angolo di paradiso profumato d'inferno.

Metto il foglio in tasca e guardo don Panta fisso mentre si riempe di orgoglio per il suo striu diventato uomo. Come ogni volta che ci riabbracciamo ha gli occhi lucidi. Non riesce a nasconderlo e probabilmente non lo vuole neanche. Lo bacio sulla fronte e ci stringiamo forte l'un l'altro mentre andiamo verso la macchina.

Per una settimana sarà casa e coccole,
nipotini ed amici. Sagre e mare.
Per una settimana sarà Salento.

ilpazzo@paradise

2 comments:

laTitti said...

e ti vedo arrivare.. alto e fiero.. il mio amico, il mio compagno di sbronze..il mio amico che tutto può.. amico mio.. sei andato via così velocemente che non ho avuto il tempo di ragionare, di capire.. cercando invano di sbiascicare un piccolo tivogliobene. tu.. tu che mi illumini le giornate, tu che non fai altro che regalarmi quello scorcio di amicizia che nessuno può capireimmaginaresperare.. io ti voglio bene davvero..tu sei la mia speranza che tutti nella vita, almeno una volta hanno avuto modo di avere al loro fianco una persona meravigliosa..
ti adooro..
la titti

leo said...

mi hai fatto piangere...
mi hai fatto commuovere...

hai descritto tutto con le tue parole... tutto cio che provo e sento quando anche io scendo giu..

mi hai fatto battere il cuore , mi hai fatto ricordare quanta e' bella la puglia , quanto è casa, anche per me , piu della mia stessa casa ,qui...ho voglia di scappare via..

pazzo mi manchi...