Tuesday, September 26, 2006

Sono a casa mia

Sveglia alle 10:30. La casa profuma di te e fumo. Tutte e due di certa provenienza marocchina. I ragazzi che abitano la casa sono svegli da un po' e popolano il salone come un mercato di Marrakech. Io, da bravo ospite, ancora un po' intontito dalla nottata brava, apro gli occhi continuando a russare e rotolandomi nel sacco a pelo.

Le molle del divano che da due notti mi fa da giaciglio mi hanno perforato due costole e si avvicinano pericolosamente ai polmoni. Mi sgranchisco e mi stiracchio come un gatto. Emetto cacofonie da cracker rotto e da giuntura poco oliata. Constato felicemente che mi sono svegliato circa 3 volte piu' stanco di come sono andato a dormire. Mi tiro su faticosamente e bevo qlcosa che, di sicuro, non è acqua. Al secondo sorso inizio ad avere seri dubbi sulla sua potabilità. Al terzo emetto un rutto che sposta di 3° l'asse rotazionale terrestre. La mia giornata inizia piena di suoni.

Cerco di cogliere l'attimo fuggente per andare in bagno. La fila è lunga ed io, in coma catodico, mi faccio rubare ripetutamente il posto perso, come sono, davanti a dei programmi di cronaca rosa spagnola. I marocchini, compagni di casa di Lorenzo che mi ospita, sembrano delle api operaie. Io, con muovenze da bradipo, mi arrendo e vado a lavarmi la faccia ed i denti nella cucina.

Venti minuti dopo sono per strada. Occhialone whatsamericanboy e passo felpato tendente allo zoppo. Senza fretta percorro Blasco Ibanyez e mi infilo su Ramon Llul. La città, come durante tutte le 24 ore del giorno, pullula di vita e di studenti. Io, resacca a seguito, ripercorro le vie che mi hanno visto protagonista per un anno come se fossi il regista di un film. Arrivato su avenida Tarongers rischio come al solito di prendere il tram. Di prenderlo in faccia. Attraverso la strada senza nessuna cautela ed entro nella politecnica.

Colazione da Tony, chiaccherata da tiffany e sono in biblioteca. Gli occhi sui libri ed il cervello a sfarfallare altrove. Penso e ripenso. Piu' di quello che dovrei. Penso ciò che nn dovrei pensare... nn è questo l'anno giusto per le idee malsane.

Ho fatto 2000 km per rendermi conto che era tutto finito. Che l'erasmus è un anno. Non di piu'. Volevo far capire a me stesso che, almeno per ora, Valencia resterà lontana dalla mia routine quitidiana. Che, per ora, dorrà essere solo studio e nebbia, autobus e cubi, lavoro e cannoni.

Ma, per le strade di questa città dei balocchi, continuo a sentirmi il puto amo, il principe delle Asturie. In queste strade mi sento a casa mia.

Quant'è bella giovinezz che si sfugge tuttavia.
Chi vuol esser lieto sia,
si doman nn c'è certezza.
Eccheccazzo.

Cecco Angiolieri (credo).

Un bacio.
Carico di un sentimento a cavallo tra tristezza e forza d'animo.
ilpazzo@suputacasa

3 comments:

laTitti said...

del doman non c'è certezza...

laTitti said...

bella guido!! ti amo

ilpazzo said...

jhajhajhajhajha
Ciao amica delle meraviglie.
Come va col tuo mondo tutto tesi e confetti al merluzzo?
Io sono qui con il giocattolo della mia vita tra le mani. mentre lo lascio in custodia ad altra gente. E come un bimbo vorrei piangere...

Del doman nn c'è certezza... (nn so perchè scrissi "si"). E, visto che è anche vero che "la vita è nu tiraturu", aspetto (vasellina in mano) la dolente penetrazione.

Parma, nome proprio di città, dall'antico greco "defragrazione testicolare".

Attenzione... è assolutamente vietato attraversare il confine italiano nell'attesa di laurearsi. Servirsi degli appositi sottopassaggi. Grazie ed arrivederci.

ilpazzo@sclero